Palmarola
Se non la conoscete, andateci al più presto. Se ci siete già stati, di sicuro vorrete tornarci. Magari in tarda primavera, senz’altro il periodo migliore per scoprire un’isola del tesoro a due passi dalla costa. Palmarola, poco più di uno scoglio (un chilometro quadrato di superificie, 2.750 metri di lunghezza per 300 di larghezza) a sole sei miglia a ovest di Ponza, vi abbaglierà in tutta la sua stupefacente bellezza. Esagerato? Non proprio. Provate a costeggiarne le coste avvicinandovi con il gommone agli anfiteatri naturali di Cala Brigantina o della Cattedrale. Salite a piedi su Monte Guarniere (alto 249 metri), Monte Tramontana (235 metri) o sulla Radica (216 metri), le vette più alte dell’isola. Entrate con maschera e pinne in una delle molte cavità naturali al livello del mare. Tuffatevi nei pressi di una delle secche che la circondano. Sdraiatevi sulla spiaggia di Cala del Porto, magari in giugno, e osservate il volo di migliaia di uccelli. Rimarrete stupefatti, quasi ammaliati da un fascino che vi sedurrà, anima e corpo. Eppure nonostante tanta bellezza, Lei è sempre rimasta ai margini degli interessi dell’uomo. La caotica Ponza è a sole sette miglia, Anzio a 33, poco più di un’ora su un potente motoscafo; ma se escludete i mesi "caldi" di luglio e agosto, difficilmente a Palmarola troverete più dei due abitanti fissi: Ernesto Prudente, autoproclamatosi sindaco dell’isola con casa "in collina", e il guardiano della villa recentemente acquistata da una delle sorelle Fendi. In estate funzionano due ristoranti. Ci sono poi le grotte, dette Vricci, dove, fino a pochi anni fa, i ponzesi abitavano durante i ripetuti tentativi di coltivare l’isola (che abbonda di terrazzamenti e camminamenti a secco, neanche fosse la Liguria) e dove ogni tanto si rifugia qualche stanco sognatore. Alcune di quelle grotte sono ora affittabili per l’estate. L’isola non sarebbe poi così piccola. A Ventotene, la più meridionale delle Isole Ponziane, su una superficie simile abitano in quasi settecento. Le sue coste sono frastagliate, ma non certo inaccessibili. Non mancano i ridossi dai pericolosi colpi di Grecale-Levante. Nonostante questo, tranne qualche uomo del neolitico proveniente dal Circeo alla ricerca della preziosa Ossidiana, San Silverio Papa, che la leggenda vuole morto proprio qui nel 537 d.C., e alcune bande barbaresche in "pausa" tra una scorreria e l’altra lungo la costa italiana, a Palmarola nessuno si è mai fermato. Evidentemente, l’isola era e doveva restare luogo-santuario delle bellezze del Tirreno. Meglio così. Anzi, se davvero avete deciso di andarci abbiatene il massimo rispetto. Ricordatevi che a Palmarola siete soltanto degli ospiti e che qualcuno, molto più in alto di voi, potrebbe anche arrabbiarsi per averla trattata male. Palmarola, in rapporto con la sua piccola superficie, detiene un primato geologico per la varietà delle rocce che la compongono a causa delle successive eruzioni vulcaniche che l'hanno fatta emergere dalle acque in ere lontane. Quello che stupisce è la varietà dei colori sopra e sotto la superficie del mare. Spettacolare, poi, la conformazione delle rocce dovuta all'erosione eolica, che in alcuni punti, dove il tufo multicolore è più tenero, ha creato disegni bizzarri, grotte e gole. Sull'isola è stata istituita un'oasi naturale negli anni Settanta, per permettere il tranquillo passo degli uccelli migratori e per preservare intatta la natura del paesaggio. Nonostante questo provvedimento sono comunque sorte alcune costruzioni abusive, fortunatamente ben nascoste dalla vegetazione. Fino a pochi decenni fa Palmarola, così come Ponza, era interamente coltivata a terrazzamenti. Un piccolo nucleo di agricoltori ponzesi, infatti, l'abitava quasi tutto l'anno. Oggi rimangono poche tracce di quell'insediamento. Da non perdere, comunque, un'escursione all'interno, lungo i vecchi sentieri scolpiti faticosamente nella roccia dagli instancabili coloni. Le passeggiate sono piuttosto impegnative e, in alcuni punti, costeggiano alti dirupi: meglio quindi affidarsi a una guida, anche perché le frane sono piuttosto frequenti. Se si ha fortuna si può ammirare il falco pellegrino che qui nidifica, il gabbiano imperiale, vero padrone di Palmarola, e, da pochi anni, anche il cormorano, tornato sull'isola dopo decenni di assenza. Facile invece vedere, soprattutto nel versante nord, presso la Cattedrale, ciuffi di palma nana, i cui semi, originari dall’Africa, vengono portati fin qui dal vento. Il piccolo alberello, che dà origine al toponimo, cresce arrampicato sulle scogliere. Il periodo migliore per visitarla è tra aprile e giugno, i mesi, appunto, del passo di centinaia di specie di uccelli migratori. L'isola, in tempi preistorici, venne sfruttata dalle popolazioni neolitiche per la sua Ossidiana, bella pietra lavica, nera e lucida, lavorabile per fabbricare lame taglienti come rasoi. Diffusissima nelle Eolie, 150 miglia più a sud, l’Ossidiana si trova ancora in abbondanza a Palmarola nel giacimento situato nei pressi di Cala del Porto. Nel XVI e XVII Secolo i pirati barbareschi utilizzavano Palmarola come rifugio nelle pause delle loro scorrerie lungo la costa italiana, fatto che non poteva non far nascere le classiche leggende su un tesoro nascosto. Da raccontare è la storia di Papa Silverio, esiliato nelle Isole Ponziane dalle famiglie patrizie romane dopo le prime incursioni barbariche. Silverio, poi Santo e Patrono di Ponza, visse i suoi ultimi anni proprio a Palmarola. Una deliziosa cappelletta a lui dedicata si trova sulla vetta dell’omonimo faraglione che divide in due settori la principale cala dell’isola. L’attrattiva principale di Palmarola è il mare. L'isola alterna spiaggette, grotte e rupi imponenti. Numerosi sono i pericoli sotto costa: è preferibile quindi fare escursioni con piccole barche per evitare agevolmente gli scogli affioranti. Con una certezza: a Palmarola tornerete. Da dove iniziare la visita? In un chilometro quadrato sono concentrate tante bellezze da richiedere ben più di una giornata per visitarle tutte. Da Ponza, il tratto più breve è da Cala Feola, dove si potranno affittare dei gozzi per la breve traversata. A nord, dopo Punta Tramontana lo spettacolo delle Cattedrali, bizzarria geologica da non perdere. Poi, dopo Punta delle Brecce la costa orientale fino a Punta Vardella, estremità orientale della grandiosa Cala Brigantina, anfiteatro naturale con pareti che cadono a picco dai 200 metri di altezza del Monte Guarniere, riempito dal singolare Scoglio Suvace e chiuso a ovest dalla mole del Faraglione di Mezzogiorno (ben 117 metri di altezza), forato da uno spettacolare tunnel. |